Vorrei riflettere sul fatto che il cognome paterno è una convenzione, certamente molto profonda e antica quanto il patriarcato, e quando si parla dei propri antenati ci influenza in modo molto limitante perché tende ad escludere tutti i rami femminili e, al loro interno, tutte le linee maschili e femminili di quei rami femminili…
Facciamo chiarezza: cos’è una ricerca dei propri antenati, o albero genealogico ascendente?
Quella persona è il punto di inizio, il riferimento sul quale si baserà la ricerca e la realizzazione grafica dell’albero.
Convenzionalmente questa persona può essere indicata con il numero 1 (numerazione di Sosa-Stradonitz). Secondo questo comodo sistema di numerazione, il padre di 1 ha il numero doppio del figlio, e quindi 2, la madre il numero 3 (il doppio del figlio +1).
Interessarsi soltanto alla linea patrilineare ascendente significa conoscere, a partire da 1, solo e soltanto i numeri doppi (pari) del precedente e quindi 2, 4, 8, 16, etc…
In genealogia un’altra convenzione pratica è il conteggio delle generazioni, che viene misurato dal riferimento che prendiamo, cioè dal numero 1. Quindi 1 è anche la prima generazione e, andando indietro, i genitori di 1 sono la seconda generazione, i nonni la terza, etc…
Ma quanti sono in realtà i nostri antenati della sesta generazione?
Il numero di tutti i nostri antenati, da noi stessi, fino alla sesta generazione, è quindi di 32+16+8+4+2 = 62 persone.
Prima parlavamo della linea paterna del cognome, con i famosi 5 antenati diretti (2, 4, 8, 16 e 32).
In altre parole si sta ignorando oltre il 90% della propria storia, per via di quel condizionamento di cui si parlava all’inizio. In quel 90% ci sono la maggior parte delle storie che portano fino a noi… e quel 90% è determinato dalle donne.
Ad ogni generazione indietro che scaviamo, tralasciare la nostra antenata donna significa tagliare del 50% la nostra conoscenza, ogni volta. Non solo: stiamo anche perdendo tutti i cognomi delle donne interessandoci al solo nostro cognome sui 32 totali presenti nei nostri antenati fino alla sesta generazione…
Conclusione: per conoscere la propria storia non si può e non si deve ignorare la storia delle nostre donne.
Consiglio: non ci si deve spaventare di fronte a questa quantità di persone. Una ricerca può essere suddivisa in parti, o rami, e nel corso del tempo approfondirne uno alla volta, se non si vuole fare tutto subito. C’è sempre una grande certezza nella ricerca genealogica: ogni persona che troviamo è appunto stata trovata e non deve più essere cercata; è un albero che possiamo ricostruire a poco a poco e che resta in attesa di essere completato in ogni suo ramo, schiudendo man mano quella immensa ricchezza di storie, di persone, di città, di epoche e di misteri che hanno portato fino a noi oggi, insomma il nostro albero genealogico!
[questo articolo è stato pubblicato originariamente sulla nostra pagina facebook.]