Fabrizio Ottone (Guide Labroniche)


Amedeo se ne va.
Una cosa ci ha colpito particolarmente in quest’ultimo ritorno a casa di Dedo.
No, non è la pioggia di numeri dei visitatori alla mostra, alberghi, ristoranti, che chiaramente da professionisti del settore turistico riteniamo fondamentali per una lettura e una programmazione futura del turismo a Livorno.
Quello che veramente abbiamo trovato straordinario è un’altra cosa.
Nel celebrare il centenario della morte di Amedeo Modigliani era facile cadere nel classico meccanismo di sfruttare solamente la luce di quel gigante dell’arte che è Amedeo per illuminare la nostra città.
Sì, la città ha ricevuto molto, ma ha anche dato molto.
Questo evento ha gettato luce su di un lato della vita di Amedeo Modigliani che per molti anni è stato considerato secondario, lasciato in penombra.
Si ha sempre l’impressione leggendo la maggior parte delle biografie e delle analisi del percorso artistico su Amedeo Modigliani che a Parigi arrivi un pittore e un artista immaturo, acerbo, e che il 90% di ciò che lo renderà il grande Modigliani, Amedeo lo trovi a Parigi.
In questi pochi mesi a Livorno si sono mosse molte forze che hanno corretto, revisionato, messo in connessione, scoperto e dissipato nebbie sulla vita di Amedeo prima che giungesse a Parigi (ricordiamo in particolare il lavoro di ricerca e correzione fatto dall’amico Matteo Giunti)
Custode inconsapevole di questa verità nascosta per 100 anni è stata proprio la città di Livorno.
Si sono mosse forze locali che hanno lavorato direttamente, o che hanno richiamato a Livorno importanti studiosi e ricercatori che già stavano percorrendo quelle vie che conducevano all’ombra dei quattro mori.
Senza entrare troppo nel dettaglio di queste ricerche (che farebbe diventare questo post chilometrico), Il ritorno di Amedeo Modigliani a Livorno ha chiarito dubbi, smentito errate ricostruzioni pluridecennali, e messo in connessione il Modì parigino con il Dedo livornese.
E’ apparso ormai chiaro che l’unicità di Amedeo Modigliani derivi anche da ciò che lui si porta a Parigi in quel 1906.
E’ ovvio che la sua piena maturazione artistica non sarebbe mai arrivata a tali livelli se non avesse vissuto per 14 anni in quello straordinario luogo d’arte e cultura che fu la Parigi di quei tempi. Questo è inconfutabile.
Ma ciò che è stato fondamentale nel renderlo veramente unico è anche altro: è un ebreo livornese, cresciuto in un contesto artistico e culturale molto particolare, con studi e predilezioni per letture filosofiche ed artistiche acquisite in seno alla sua famiglia, nella comunità ebraica, e nell’ambiente artistico toscano ed italiano, con il suo straordinario patrimonio storico nel quale Amedeo ha affondato le proprie radici e di cui si è avidamente nutrito.
Ciò che è emerso a Livorno in questi pochi mesi sono contributi che modificheranno a livello mondiale la visione del percorso artistico e di formazione di Amedeo Modigliani, rendendolo più completo.
I suoi concittadini livornesi hanno restituito a Modigliani una parte della sua identità perduta, e ci piace pensare che ciò, al nostro caro Amedeo, abbia fatto piacere.
Ci sono voluti 100 anni ma alla fine i rapporti si sono ricuciti.
Amedeo stavolta se ne riparte con una valigia piena di cose di casa.
Buon viaggio Dedo.
Torna quando vuoi, lo sai, qui un cinque e cinque caldo per te c’è sempre.
Guide Labroniche